DISTURBI MENTALI IN ESERCITO, MARINA ED AERONAUTICA MILITARE
Con “Psicopatologia di guerra” in psichiatria e psicologia viene indicato l’insieme delle manifestazioni psichiche patologiche, individuali e collettive, a comparsa immediata o tardiva, e con evoluzione transitoria o duratura, che abbiano una diretta, se non esclusiva, relazione con avvenimenti eccezionali di guerra. La Psicopatologia di guerra ha individuato una serie di disturbi mentali specifici in base alla propria mansione all’interno del conflitto, distinguendo le patologie tipiche di Esercito, Marina Militare ed Aeronautica Militare.
In tutte le epoche, la fanteria ha sempre pagato il prezzo più elevato in termini di violenza e di sacrifici. La fanteria rappresenta il cuore dell’esercito ed è il mezzo primario di attacco. I soldati della fanteria vivono continuamente nell’incertezza del momento e del domani. Presi da un’angoscia permanente e consapevoli che possono morire da un giorno all’altro senza preavviso, i fanti sono molto vulnerabili. Il fante è così diventato un combattente dalle molteplici potenzialità. Tenendo conto di questi fattori, sono state fatte delle correlazioni fra i disturbi mentali e la durata effettiva del combattimento. Si è verificato che nei primi giorni di combattimento si manifestavano le reazioni nevrotiche, poi, per circa trenta giorni, vi era una fase di adattamento positivo e in seguito si ripresentavano disturbi psichici, questa volta più gravi, in accordo con lo stato di spossatezza. Gli stessi studi hanno mostrato che esiste una relazione fra le perdite per motivi psichiatrici e le perdite generali del contingente. Se il 65% dei soldati di un contingente è caduto, nei sopravvissuti molto probabilmente compariranno disturbi mentali e psicosomatici.
La patologia psichiatrica risulta minore nella Marina. Ciò è dovuto a molteplici motivi: la selezione iniziale è più rigida, le condizioni normali di vita a bordo sono più soddisfacenti, vi è una migliore coesione del gruppo e il combattimento è raramente del tipo corpo a corpo. Nei sottomarini, la patologia mentale è molto rara. Durante il secondo conflitto mondiale, i casi psichiatrici rilevati fra i marinai in servizio a bordo dei sommergibili furono relativamente bassi. Questo grazie alla struttura particolarmente solida di queste comunità speciali che vivono in uno spazio ridotto e confinato. La psicologia dei sommergibilisti, è fortemente collegata alle condizioni ambientali a bordo del sottomarino (esiguità dello spazio e mancanza di sbocchi, monotonia della vita, inframmezzata da periodi di intensa emozione al momento dell’appostamento o della battaglia)
I sottomarini nucleari, che rimangono sommersi durante lunghe traversate, impongono al loro equipaggio particolari problemi di adattamento psicologico. Questi vengono in gran parte risolti grazie al miglioramento delle condizioni di vita a bordo, e al tentativo di circondare i membri dell’equipaggio di cose o elementi che possano in qualche modo simulare la loro vita in superficie (finta illuminazione a giorno, finestre e panorami falsi, distrazioni, circuiti televisivi). Le sindromi claustrofobiche sono rare data la rigidità nella selezione dell’equipaggio. Al contrario, sono state riscontrate sindromi di disadattamento ai ritmi biologici con disturbi del sonno al momento del ritorno dopo un lungo viaggio. Il caso particolare dei naufraghi mette in evidenza gli aspetti psicologici della lotta per la sopravvivenza. Generalmente si impone ben presto sul gruppo un capo che non è necessariamente un graduato o qualcuno investito già precedentemente di autorità riconosciuta. Questo capo si sforza di ristabilire l’ordine e di contenere il panico nei sopravvissuti, che possono arrivare, spinti dalla fame e soprattutto dalla sete, a uccidersi a vicenda.
Durante la Prima Guerra Mondiale gli aviatori venivano reclutati attraverso il volontariato degli altri corpi dell’Esercito, attirati dal fascino e dal prestigio di questa nuova arma. Dopo il conflitto Mondiale vennero segnalati soprattutto disturbi fisici, quali l’ipossia, mentre furono sottovalutati i fattori emotivi e psicologici. A questi venne attribuita la giusta importanza soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale. La qualità e le condizioni di vita dell’equipaggio sono state descritte con precisione: numero, frequenza, natura (caccia o bombardamento) delle missioni e circostanze del combattimento. Si riscontrano così fenomeni di fatica dovuta alla concentrazione, all’insonnia nei voli notturni, alla prolungata immobilità al posto di pilotaggio.
Le condizioni operative, psicologiche e fisiche della guerra aerea cambiarono ancora di più con l’introduzione degli aerei supersonici e dei missili di attacco e di difesa. Dal punto di vista psicopatologico, durante la Guerra Mondiale sono stati descritti alcuni casi di aviatori britannici incaricati di bombardamenti notturni in cui si manifestavano stati di paura, stati di mancanza di fiducia nell’aereo, stati di esaurimento e soprattutto depressioni e fobie prolungate. Si osserva così che un periodo di gravi perdite viene accompagnato da un’elevata patologia nevrotica durante lo stesso mese e da un forte aumento delle malattie veneree nel mese successivo.
Cari amici, nei prossimi articoli tratteremo argomenti quali il benessere del Personale Militare e Civile, la Psicologia Militare collegata ai suicidi, le reazioni delle famiglie militari e molto altro ancora.
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